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IL LEONE-DRAGO DELL’ITALIA CENTRALE, LA KIMERA DEI MARSI

Eccolo il  più Antico  SIMBOLO DEI MARSI.

Cardiophilax pettorale di Aielli. (Museo di Perugia)




kimera dorsale di Aielli (Museo di Perugia)

Cosa era il Kardiophylax :Un oggetto veramente emblematico dell’elevatissimo status di questi personaggi delle antiche aristocrazie abruzzesi è il disco-corazza o kardiophylax, parte dell’armamento difensivo dal significato apotropaico e simbolico.

Il kardiophylax, si canonizza nelle sepolture come distintivo di re (raks-) e principi (nerf), mentre la spada corta (detta “gladio a stami”) e l’elmo a calotta sono appannaggio di tutti i guerrieri (Piceni 2000, p. 114), che vengono così connotati in modo eroico, come dediti al combattimento oplitico e poi (dal VI secolo a.C.) al duello.

La produzione di kardiophylakes si diversifica ben presto in più tipi: nel Fucino in questo momento appare sui dischi-corazza il motivo dell’animale fantastico” (cd. gruppo “Capena”), dalla valenza fortemente simbolica, con il significato di potere di vita e di morte conferito a chi indossa il disco.

aielli

Un’altra tipologia di disco, che però come già accennato ha funzione di ornamento femminile, è quella a decorazione geometrica, spesso con decorazioni a traforo (Colonna 2007, pp. 19-22).

Vi era dunque una differenziazione dell’utilizzo dei dischi in base al sesso: i dischi maschili, con il simbolo di potere della chimera o senza epísema, erano utilizzati in coppia sul davanti e sul retro del torace ed avevano dimensioni maggiori; i dischi femminili, singoli (o anche in coppia ma asimmetrici) e più piccoli (al massimo 10 cm di diametro), avevano funzione ornamentale ed erano portati su una spalla  o appesi alla cintura.  Probabilmente la coppia di due dischi asimmetrici è ciò che rimane di un tipo di stola, segno del ruolo primario rivestito dalla donna nel suo nucleo familiare (Colonna 2007,pp. 18-19 e fig. 11).

il-disco-corazza-di-aielli-conservato-presso-il-museo-di-perugiaj

Quindi l’unico simbolo della Kimera o Chimera scolpito su Kerdiopilax ritrovato nella Marsica è quello di Aielli , tra l’altro bellissimo ed altamente visibile e leggibile a tutti. Simbolo che a primo impatto già identifica l’animale fantastico in un animale forte e possente, un animale che nell’Iliade, Omero la descrive come “mostro di origine divina, lion la testa, il petto capra e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco”. Un animale che secondo la leggenda nacque da Tifone (uno dei Titani che cercarono di uccidere Zeus, un mostro spaventoso con cento teste di drago) e da Echidna (altra creatura mostruosa, per metà donna bellissima e metà orribile serpente maculato). Da Tifone ed Echidna nacquero anche Cerbero (mostruoso cane a tre teste), Ortro (cane a due teste) e Idra (velenoso serpente a nove teste). Secondo il mito, Chimera, solitamente descritta come mostro con corpo e testa di leone, coda di drago e una testa di capra sporgente dalla schiena, fu allevata da re Amissodore e per moltissimi anni terrorizzò le coste della Lycia, fino a che re Iobate ordinò a Bellerofonte (figlio del dio Poseidone ) di ucciderla. In realtà Iobate, certo che la Chimera fosse imbattibile, affidò a Bellerofonte l’impresa desiderando la sua morte. Prima di partire Bellerofonte consultò tuttavia l’indovino Polido, il quale gli suggerì di catturare ed ammaestrare il veloce e selvaggio cavallo alato Pegaso. Bellerofonte chiese quindi aiuto a Minerva, che gli apparve in sogno e lasciò all’eroe una briglia dorata per poter domare il mitologico cavallo. Ammansito Pegaso, Bellerofonte sconfisse quindi la Chimera usando proprio le sue terribili armi: immerse la punta della sua lancia nelle fauci della belva ed il fuoco che ne usciva sciolse il piombo, uccidendo l’animale per soffocamento.

I Marsi invece, realizzarono una Kimera con la prestanza del leone (simbolo del sole, del calore e dell’estate), la potenza del drago (testa che vomita fiamme e fulmini) e la coda di serpente (simbolo della notte, della vecchiaia e dell’inverno, (ma anche del drago bicefalo identico alla testa. Qui la forza del drago và a sostituire la testa della capra, simbolo della transizione, del crepuscolo, dell’autunno e della primavera.

Non poteva essere altrimenti per un popolo guerriero, discendente dal dio Marte (Mors- Dio della guerra) e dalla dea Angizia, incantatrice di Serpenti (di cui si trova ancora traccia nel rito sacro e profano di San Domenico a Cocullo).

Scientificamente potremmo quindi dire che: Il Kardiophylax era un oggetto emblematico per i prestigiosi personaggi delle antiche aristocrazie abruzzesi. Si tratta di un disco-corazza facente parte dell’armamento difensivo dal significato apotropaico e simbolico.

L’unico Kardiopilax con il simbolo della Chimera ritrovato nella Marsica è la Kimera di Aielli del VII secolo a.C. (conservata presso il Museo Archeologico di Perugia). Questo ha caratteristiche diverse rispetto ai Kardiopilax ritrovati in altri siti,

In questo mio studio, voglio integrare e cercare di completare alla luce di nuove ricerche, il discorso sul bestiario fantastico, usato nei dischi corazza ed anche nei dischi stola femminili.

Le numerose Kimere ed altri animali fantastici hanno la caratteristica di abbellire la maggior parte dei dischi corazza in Abruzzo nel VII e VI sec. a.C.. Questa caratteristica, si riscontra anche sull’abbigliamento femminile, per esempio sulle placche di cinturone, sui pendagli e sui dischi di ornamento.

Gli animali fantastici, sono stati trovati impressi anche sulla ceramica funeraria dall’area abruzzese oltre che in quella dell’Umbria e delle Marche.

Prendendo spunto dai nuovi e recenti studi,riguardo al motivo dell’animale fantastico, mi soffermo sui ‘draghi italici’ in Abruzzo, prendendo in considerazione i diversi influssi culturali e il probabile significato di questo motivo in ambito italico.

La nuova proposta di classificazione e di cronologia dei dischi‑corazza più antichi dell’Italia centrale fa pensare che il gruppo Capena sia solo una versione molto elaborata della forma con rientranze laterali del gruppo Mozzano, nelle tombe emergenti tra Umbria, Marche e Abruzzo settentrionale.

Infatti, sembra che la simbologia dell’animale fantastico sui dischi‑corazza sia talmente forte e di immediata comprensione da sostituire gradualmente l’altra simbologia dei dischi corazza, le rientranze laterali, probabilmente legate all’idea dello scudo in miniatura sul petto. Tale cambiamento comincia alla fine del VII sec. a.C., epoca in cui vengono chiuse intenzionalmente le rientranze laterali ai dischi‑corazza del tipo Mozzano nella tomba 17 del bambino di solo 9‑12 mesi di Spoleto  e finisce nel VI sec. a.C. con la standardizzazione del quadrupede cavallo‑uccello abruzzese sui dischi‑corazza del gruppo Alfedena.

Come potrebbe essere stato in originale lo scudo pettorale

Nel frattempo si vede in uno dei dischi corazza di Aielli, la sintesi di questo cambiamento. Soprattutto nel disco pettorale, (che elaboro con una probabile raffigurazione) i due Draghi in combattimento si trovano all’interno di uno scudo tipo mozzano, delineato visivamente da pallottole, ma con continuazione della circonferenza dello scudo stesso. Come voler rappresentare la simbologia primitiva data dallo scudo senza rientranze laterali, sovrapposta allo scudo in moda del momento, testimoniato dallo scudo schienale completamente tondo con un solo drago.

Sui dischi di ornamento femminile del gruppo Alba Fucens il ‘drago cavallo‑uccello’ è quasi assente, tranne nel disco stola di Luco dei Marsi, erroneamente inserito fra i dischi corazza dei guerrieri; prevalgono invece creature come cavalli e cavalli fantastici,

caprioli o cervidi, forse volpi, ma anche leoni che danno indicazioni sulla provenienza dei modelli iconograici. Anche per i pendagli a disco bronzei traforati, issati in châtelaine, ornamento femminile tipico dell’area sangritana (Alfedena, Opi, Barrea), vengono scelti animali più o meno realistici come cervidi ed uccelli, invece del ‘drago cavallo‑uccello’.

Lo scudo schienale

In questo studio,meritano una nota a parte i due dischi‑corazza del gruppo Capena trovati nella Marsica. Mentre il primo presenta il tipico ‘leone‑drago’ di questo gruppo, nel secondo combattono due ‘leoni‑draghi’ in posizione rampante a due code. Tale posizione è conosciuta già dal piccolo disco di ornamento femminile da Pitino di San Severino, tomba 14, con due cavalli che combattono, che ricordano i due cavalli in lotta sul manico bronzeo dalla tomba Bernardini di Palestrina.

Sia il ‘drago’ o il cavallo fantastico, sia il ‘drago‑cavallo‑uccello’ abruzzese compaiono sui dischi‑corazza, sui dischi di ornamento femminile e in modo molto stilizzato anche sulle placche di cinturone a grandi pallottole del tipo ‘capenate’ ma di produzione locale. Sembra che questo tipo di animale fantastico italico assuma in Abruzzo, ma soprattutto nella Marsica, il carattere di un apotropaion per proteggere il corpo del guerriero o della donna.

Tuttavia, riguardando le diverse espressioni dell’animale fantastico nel dettaglio si nota una netta differenza sia nella distribuzione sia nel supporto tra il motivo delle creature bicefali dell’orientalizzante italico e quello del ‘drago‑cavallo‑uccello’ abruzzese. Il primo compare soprattutto su ceramica di prestigio e rituale, trovata nelle sepolture di un’élite umbro‑picena, il secondo è il motivo principale sui dischi‑corazza dell’Abruzzo meridionale dei gruppi Paglieta ed Alfedena del VI e V sec. a.C..

Ma anche all’interno dei gruppi di popolazioni abruzzesi si vede una differenza di distribuzione tra nord (cinturoni femminili a traforo), centro (dischi di ornamento femminili del gruppo Alba Fucens) e sud (dischi‑corazza) a causa dei diversi influssi esterni e delle rielaborazioni interne, con una forte componente sabina nelle necropoli della conca aquilana, a cui si affianca quella umbro‑picena a Campovalano, entrambi però con un’impronta di esperienze etrusche e falisco‑capenati e forse anche laziali.

Il motivo del cavallo‑uccello, ben attestato in epoca villanoviana in ambito tirrenico, bolognese e a Verucchio, con reminiscenze in Etruria interna anche in epoca orientalizzante, trova la sua espressione in Italia centrale sia sui grandi vasi d’impasto umbro‑piceni, sia nel ‘drago’ abruzzese che è appunto composto da cavallo ed uccello, ma nella Marsica la composizione fra Leone e Drago la dice lunga sul carattere bellicoso o di valore combattivo di quelle popolazioni interne.

L’animale fantastico Marso viene raffigurato in chiave apotropaica e nello stesso tempo anche “nell’estetica guerriera nell’ideale del bello‑terribile”, “in quell’universo mentale e comportamentale del guerriero, che affonda le proprie radici in un terreno di tipo magico‑sacrale, capace di assimilare o trasformare il guerriero in una sorta di belva divina…” , per legittimare il potere politico‑religioso dell’élite italica, che aveva sviluppato già tra il VII e VI sec. a.C.

Ecco, dopo tutto ciò mi chiedo come sia possibile sponsorizzare e continuare a diffondere un mito che nella sua raffigurazione non è quello usato, o perlomeno non è quello ritrovato sul Nostro territorio.

Giancarlo Sociali

A seguire studio ed esperimenti di creazione della Kimera.

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