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L’antico Monastero ( e non eremo) di Santa Maria Intra Fucem, poi chiamato di San Marco

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Tanti studiosi storici ed archeologi ancora attestano che Santa Maria dei Seniori fosse la “Vecchia” Santa Maria di Monterone mischiando il tutto con Santa Maria intra Fucem. Probabilmente e sicuramente lo storico e l’archeologo non si possono fare senza conoscere i luoghi e da dietro una calda e comoda scrivania, avvalorando indubbie allucinazioni per non dire altro, e c’è  chi fa questo lavoro solo per racimolare due denari. Infatti, l’antico Monastero ( e non eremo) di Santa Maria Intra Fucem, poi chiamato di San Marco, peraltro non perché fosse il proseguimento dell’eremo di San Marco ai Casaleni di Aielli, ma perché all’interno del Monastero stesso ci fosse una cappella dedicata a San Marco, era appunto la Chiesa di Santa Maria Intra Fucem….

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Ai Celestini oppure leggi pure Morronesi, venne affidata insieme alle numerose donazioni ricevute dalla prima metà del XIII secolo anche la chiesa di Santa Maria dei Senorii e San Marco in Foce e Santa Maria in Foce,

«locale  quoddam  seu  situm  domorum  positum  in  Fuce,  in  loco  qui  dicitur  Collis

Fucis,  iuxta  quod  ab  una  parte  est  fossatum,  ab  alia  parte  possidet  ecclesia  Sancti

Petri de Fuce, ab alia parte est vinea monaci et ab alia parte possidet Angelus Petri

Cancellini,  ad  aedificandum  et  construendum  ibi  domos  pro  habitatione  fratrum

dictae  ecclesiae  Sancti Marci  et  faciendum  ibi  locum  religiosum  et  honestum  pro

commodo et utilitate fratrum ecclesiae memoratae»

La chiesa di S. Marco di Foce è attestata per la prima volta nel 1239 allorché tale Paolo de Berardo domini Gurrisii milite locava in perpetuo al rettore domnus Pietro una vigna detenuta da parte della curia imperiale per il censo annuo della metà dei frutti, di un  capretto  a  Pasqua  e,  in  occasione  della  vendemmia,  del  vitto  per  un  giorno  al medesimo Paolo o ad altra persona in sua vece220. Detta chiesa esisteva probabilmente già  da  diversi  decenni  e  doveva  essere  sufficientemente  dotata,  come  attesta  una memoria  de  helemosinis  compilata  da  tre mani,  le  prime  due  delle  quali  risalirebbero  alla  fine  del  XII  secolo.  Nell’arco  di  poco  meno  di  un  ventennio,  attraverso  una  serrata  attività  di  compravendita,  la  chiesa  di  S. Marco  incrementò  notevolmente  il  proprio  patrimonio  immobiliare.  Dal  1240  al  1257  furono  acquistate  ben  14  unità  fondiarie  per  una  spesa  complessiva  di  3  once  d’oro,  123  tarì  e mezzo  e  20  grani.

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A partire dal X secolo, dopo le distruzioni dei Saraceni ed Ungari, sulle alture sovrastanti le ecclesiae descritte, con i vicini casalia e curtes laiche nascono i castelli-recinti (castella), di Focem, sull’imbocco delle Gole di Aielli-Celano, e Agellum (“Aielli Vecchio”) sotto Costa Pelara con le torri cintate di avvistamento di Aielli Alto e di Monte Secine. Nel XII secolo, quando la Marsica era inserita nel normanno Principato di Capua fra le terre settentrionali di confine del Regno di Sicilia, i due castella sono ricordati come parte della Contea di Celano e possesso del conte Raynaldus de Celano: Focem era feudo di quattro militi (circa 520 abitanti), mentre Agellum era feudo di tre militi (circa 390 abitanti) (Jamison 1972,214). A questi incastellamenti si affiancano, nel basso medioevo, le chiese del clero secolare con i vicini casali di Bovitio (“Bovezzo”), di Agello (“Aielli Vecchio”), Foce, Ozzanello, Molesiano (“Musciano”), Alafrano, Subezzano, Ponterone e Pentoma.
Dalle bolle papali di Pasquale II del 1115 e Clemente III del 1188, conosciamo la consistenza delle chiese dei casalia e castella dei territorio Aiellese e Celanese.

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Il ritorno nella Contea di Celano di Ruggero I Berardi porta nell’area i monaci celestini dell’Abbazia di S. Spirito in Morrone (Sulmona), a cui nel 1289 il conte celanese aveva donato la chiesa di S. Maria dei Seniori, posta sotto Celano a Monterone.

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I Celestini di Pietro dal Morrone sul finire dei secolo, condotti dal discepolo e biografo di Celestino V Bartolomeo di Trasacco, trasformano una precedente cella eremitica del Sirente in un monastero celestiniano dedicato a S. Marco (i famosi Casareni di S. Marco, ora “Mandritti”, nel territorio di Aielli), posto sotto Monte Etra nelle vicinanze di “Vado Castello” del Sirente; monastero abbandonato nel 1328 perché continuamente disturbato “dai malviventi” con il trasferimento dei monaci nel nuovo monastero di Sancti Marci in Foce realizzato, per volere del conte di Celano Pietro figlio di Ruggero I, all’interno della vecchia S. Maria intra Fauces al termine delle Gole di Aielli-Celano, sopra la “Fonte degli Innamorati” .

Giancarlo Sociali

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