Epigrafe di una donna etrusca a Sardellino.
16 Febbraio 2018
“Monte Secine” ultima roccaforte della Contea di Celano contro Federico II.
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“Monte Secine” ultima roccaforte della Contea di Celano contro Federico II.
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CASTELLO DI “FOCE”.

“FOCE” O “CASTELLUCCIO”
quota 900, I.G.M. Celano, F. 146, III N.O. Comune di Aielli.
Ricognizione di superficie. Castello-recinto medioevale su pendio roccioso pedemontano.
Sulla destra dell’imbocco delle Gole di Aielli-Celano, alla base del Monte Secine, sono i resti del castello-recinto di Foce, citato come feudo di quattro militi del conte Rainaldo di Celano nel Catalogo dei Baroni normanno 1150-1168. Nello Statuto della Ripartizione dei Castelli svevo-angioino del 1294, troviamo gli homines di Foce, insieme ad altri, partecipare alla ripartizione del castello di Ovindoli. Un Trasmundo, giudice di Foce, un Oddone e Mattheo de Fuce, sono citati in un documento del 15 agosto 1243 in passato presente nell’Archivio del monastero celestino di S. Angelo a Celano. Nell’elenco dei focularia angioini del 1269 Foce è tassata pe ben 73 fuochi, quindi con un numero considerevole di abitanti; ritroviamo lo stesso abitato inserito, insieme ai vicini Ovindolum, Agellume e Turris Passarum, nell’Abruzzo Ultra come dal diploma dato in Alife nel 1273 da Carlo I d’Angiò. Nel 1293 vediamo il castello-recinto nella Contea d’Albe sotto il controllo del potente cavaliere angioino Oddone de Tuziaco (Oddo di Toucy), consanguineo di Carlo I d’Angiò che aveva sposato Filippa figlia di Ruggero I Conte di Celano. Il grosso centro inserito nella Contea di Celano, nel XIV secolo diventa proprietà del monastero celestiniano di S. Marco in Foce con un abbandono, a favore di Aielli e Celano, nel corso della seconda metà dello stesso secolo.


Nell’Inventario dei beni del conte Ruggero II di Celano, datato al 1387, si fa riferimento ai nobili Raimondo e Benedetto Berardi di Gioia (Vecchio) “dictus Monachus” che possedeva in quegli anni la terza parte del Castro Fucis detto anche “Castro Terre Novae”, situato in “Iustitiariato Aprutii ultra flumen Piscarie”. Morto Raimondo la parte del feudo passò alla figlia Nicolasia che la vendette a Ruggero, mentre Loisio, figlio di Benedetto, alienò la sua parte allo stesso Ruggero II.


Nella parte alta si riconosce una torre a pianta romboidale con piccolo recinto triangolare su pendio, accesso unico sul versante orientale tagliato nella roccia, fossato difensivo del versante a monte e resti di piccole cisterne voltate interne. L’abitato con impianto a forma triangolare su pendìo, presenta fondazioni di edifici posti su terrazzamenti interni o tagli sulla roccia, abitazioni in opera incerta medioevale dotate di cisterne e cantinole ricavate nella roccia. Nei secoli XII-XIII, periodo di maggiore importanza, aveva nelle vicinanze dell’abitato, le chiese di S. Barbara, S. Donato, S. Maria, S. Pietro e S. Nicola. Al termine delle Gole era Sanctae Mariae intra Fauces che divenne la chiesa del monastero celestiniano di S. Marco in Foce, posto sopra la Fonte degli Innamorati in Territorio di Celano.

da “Carta archeologica della Marsica” di Giuseppe Grossi e Umberto Irti
Edizione dell’Archeoclub della Marsica
p. 239

Giancarlo Sociali

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